La Crocifissione bianca di Chagall vs Cristo ligneo di San Marcello
L'opera dell'artista franco-russo è esposta in questi giorni gratuitamente a Roma a Palazzo Cipolla, proprio di fronte a dove è conservato il Cristo ligneo nella Chiesa di San Marcello. Probabilmente se collocata nella Chiesa, come fu fatto per il Cristo di Dalì, avrebbe trasmesso maggiormente il suo messaggio salvivico di speranza.

In questi giorni di dicembre, è in esposizione a Roma la “Crocifissione bianca di Chagall”, l’opera è stata messa in particolare evidenza al pubblico, tanto da essere l’unica presente nel nuovo Museo di Palazzo Cipolla al Corso.
Come lo stesso titolo preannuncia, grande importanza è riservata al bianco che riempie l’occhio dello spettatore e dà risalto a tutti i simboli scelti dall’autore. La semplicità delle forme lo collega al primitivismo della pittura russa del primo Novecento.
Il dipinto è particolarmente drammatico. Al centro la crocifissione, il volto di Gesù è incorniciato da un’aureola bianca, mentre sulla croce trova supporto una piccola scala del medesimo colore; in alto, poi, una scritta in ebraico che condanna il Messia. In basso a destra, le fiamme bruciano una Bibbia; in alto un soldato nero dà fuoco a una sinagoga; vicino alle tavole con i dieci comandamenti appare la stella di Davide; l’Armata Rossa mostra con orgoglio le sue bandiere. Il tono drammatico, invece, è concentrato sulle quattro figure alla destra della croce, che sembrano sospese su uno sfondo irriconoscibile: si tratta infatti di tre uomini e una donna colti nell’atto di disperarsi e pregare. Oltre a ciò, il quadro è animato da case capovolte e in fiamme, popoli in fuga e una lampada a sette bracci che protegge il Cristo e dà speranza a una madre e a un figlio. Chagall fu affascinato sin dagli anni giovanili dalla Bibbia, da lui considerata come la più importante fonte di poesia e di arte,
Le scene drammatiche di persecuzione ebraica attorno al Cristo, si riferiscono più al pogrom Russo avvenuto tra gli anni 1881 e 1921 che a quello nazista. Il giorno stesso della nascita di Marc Chagall, il suo villaggio in Russia venne attaccato dai cosacchi durante un pogrom e la sinagoga fu data alle fiamme; da allora, l'artista - rievocando le proprie origini - userà dire: "Io sono nato morto". Il dipinto fu eseguito subito dopo la notte dei cristalli del novembre 1938, rappresentata sulla destra dell’opera. Probabilmente l’artista, avendo già vissuto in prima persona la persecuzione ebrea in Russia, aveva il sentore delle atrocità naziste anti-semite ancora più violente che ci sarebbero state gli anni successivi.
Lo stesso artista commentando la sua opera dirà: “è quanto ho compreso quando ho utilizzato l’immagine per la prima volta […]. Ero sotto l’influenza dei pogrom. Poi l’ho dipinto e disegnato nelle raffigurazioni dei ghetti, circondato dai tormenti ebraici, da madri ebree che corrono terrificate tenendo in braccio dei figlioletti”, ha dichiarato l’artista. L’opera raffigura in maniera inusuale una commistione tra religione cristiana e religione ebraica: come affermato, il pittore ebreo di origini russe, credeva nell’appartenenza di Gesù al popolo ebreo perseguitato, che lui poneva nelle sue Crocifissioni, per la maggior parte dei casi, al centro della composizione.
Proprio di fronte a Palazzo Cipolla sulla stessa via, c’è un'altra crocifissione altrettanto importante nella Chiesa di San Marcello. Un cristo ligneo oggetto di profondissima devozione da parte dei romani. I fedeli vengono a pregare per ottenere grazie, ma nei secoli è stata invocata per scongiurare soprattutto le epidemie.
La Chiesa di San Marcello a causa di un incendio andò completamente distrutta nella notte fra il 22 e il 23 maggio 1519. Secondo la tradizione si salvò solo un crocifisso ligneo: datato dagli esperti agli anni Settanta del XIV secolo, è attualmente attribuito ad un anonimo artista locale. Il suo aspetto particolarmente sofferente ha dato luogo ad una storia senza fondamento sulla sua realizzazione: “il verismo del quale è tale da aver fatto nascere la leggenda che lo scultore, per procurarsi il modello, avesse ferito a morte un carbonaio, ritraendone l’agonia”. La devozione romana si deve a qualche anno dopo, quando nel 1522 portato in processione avrebbe salvato i romani e Roma in occasione della peste che flagellava la città.
Un Cristo dall’alto valore simbolico tanto che lo stesso Papa Francesco il 15 marzo 2020, durante il lockdown del Covid19, andò a pregarlo nella Chiesa al Corso e l’anno successivo, il 27 marzo 2021, lo volle con sé nella sua preghiera della Statio Orbis sul sagrato deserto della basilica di San Pietro in una giornata particolarmente piovosa e plumbea.
La Chiesa di San Marcello ha tra l’altro ospitato, lo scorso maggio, un'altra importante raffigurazione della Crocifissione, quella di Salvador Dalì, accanto al disegno che lo ha ispirato, il disegno-reliquia di san Giovanni della Croce. Un Cristo straordinariamente intenso, fluttuante nell’oscurità, il corpo simile a quello di un dio greco, si offre dall’alto per il riscatto di un mondo che, subito sotto di lui, sembra aver trovato un porto di salvezza.

Forse anche l’opera di Chagall avrebbe trovato una più degna collocazione temporanea nella Chiesa di San Marcello, come il Cristo di Dalì, piuttosto che “un assolo” nel di fronte museo che toglie probabilmente proprio il senso teologico all’opera che l’artista stesso voleva esprimere, affermando in merito alla sua rappresentazione: «Non hanno mai capito chi era veramente questo Gesù. Uno dei nostri rabbini più amorevole che soccorreva sempre i bisognosi e i perseguitati. Gli hanno attribuito troppe insegne da sovrano. È stato considerato un predicatore dalle regole forti. Per me è l’archetipo del martire ebreo di tutti i tempi».
La croce non è quindi una semplice rappresentazione su tela o un semplice pezzo di legno, se non la si capisce come espressione dell’amore di Dio per gli uomini. Essa perde il suo significato anche se viene vista solo come simbolo del fallimento. Per molte persone colpite da una grande sofferenza la croce è un segno di speranza, fonte di consolazione e di forza.
Probabilmente questo è il messaggio più autentico dell’opera, che per come è collocata, probabilmente viene meno raccolto dal grande pubblico.
Chagall a Roma: La crocifissione bianca
27 novembre 2024 – 27 gennaio 2025 - Palazzo Cipolla, via del Corso 320, Roma
Lunedì – domenica ore 10:00 – 20:00
L’ingresso all’esposizione è libero
Chiesa di San Marcello al corso
Piazza San Marcello al Corso, 5 - Roma